sabato 12 novembre 2016

La Vastedda della Valle del Belice: un trionfo di gusto nato per caso


Uno dei formaggi tipici dell'agrigentino è la cosiddetta "Vastedda" prodotta nella Valle del Belice. Il termine "Vastedda" deriva dal dialetto "vasta" cioè guasta, andato a male. Questo formaggio è un prodotto povero nato dal recupero dei pecorini mal riusciti facendoli filare ad alta temperatura. Il prodotto di questa antica lavorazione è un formaggio a forma ovoidale da consumare fresco, entro due o tre giorni. Il latte utilizzato proviene dall'autoctona pecora del Belice: un animale dalla taglia media, arti robusti, vello bianco e con la testa fine ed allungata.
La leggenda narra che un casaro della Valle del Belice, dopo aver munto le sue pecore e lavorato il latte per produrre il pecorino, mise la pasta nei tipici canestri di giunco ( vasceddi o fasceddi ) per farla rassodare. Il caso volle che, a seguito di una giornata particolarmente afosa dovuta ad un forte vento di scirocco, la pasta si inacidì. A questo punto il casaro provò a recuperare il formaggio andato a male immergendolo in acqua calda, così come si fa con la ricotta. A questo punto la pasta iniziò a filare e quando il casaro la tolse dalla tinozza riponendola su un piatto, diede vita alla prima forma di "Vastedda" della Valle del Belice.
Oggi questo formaggio, da parente povero del pecorino, è divenuto uno dei prodotti tipici più richiesti della Sicilia acquisendo il marchio DOP. L'incessante domanda e il continuo consumo di questa prelibatezza agrigentina ha fatto sì che la produzione non sia più legata esclusivamente alla stagione estiva, ma avvenga durante tutti i mesi dell'anno.

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